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UGC per il turismo del futuro

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Raccontare il luogo in cui si sta trascorrendo la propria vacanza (che sia lunga, di un weekend, o semplicemente una gita fuoriporta) è diventato ormai un gesto quasi spontaneo. Irresistibile, direi.

Probabilmente il travel supera anche il food come mercato sensibile alla “logica della condivisione”, nonostante il secondo possa godere di un trend ormai consolidato (chi non ha mai postato la foto di un piatto su instagram?)

Quello del turismo come settore ad alto contenuto di “sharing” è un argomento di particolare rilevanza per me. Non solo per un naturale interesse dovuto al tipo di lavoro svolto, ma anche per motivi che saranno più chiari visualizzando questo link

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„Panorami da cartoline social prendono forma sui nostri device”

 
La conchiglia tenuta in una mano, la posa immortalata in una piscina a sfioro, i piedi che appaiono nitidi immersi nell’acqua trasparente: fateci caso, in qualunque periodo dell’anno le nostre timeline sono invase da immagini di questo tipo, come se vivessimo tutti in una lunga vacanza virtuale.

Perché questa tendenza alla condivisione?
Sono tante le motivazioni: fissare i propri ricordi, mostrarsi felici agli altri, “far rosicare” l’amico di turno; tra un tuffo all’alba ed un aperitivo al tramonto, tutto diventa materiale utile per le stories, per scatti modificati grazie a pochi click di un editor, per un time lapse o per un video.

Quando si parla di user generated content (di contenuti, cioè, generati dagli utenti, che hanno portato davvero i mercati a diventare delle conversazioni), possiamo tranquillamente affermare che il turismo sia stato per “naturale vocazione” il settore che più di altri ha saputo cogliere questa opportunità.

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Assistiamo ad vero e proprio boom di contenuti generati dagli utenti

 
In questo caso, per “settore” intendiamo non solo le strutture ricettive più “illuminate”, che hanno saputo cioè vedere in questo fenomeno la possibilità di sviluppare un “passaparola digitale”;

ma anche alcune destinazioni turistiche, capaci di stimolare i viaggiatori nella creazione di un significato e di un senso comune rispetto ai luoghi visitati.

In quest’ottica, un esempio virtuoso viene da “Tourism Australia”, che chiese ai propri fan di pubblicare foto che mostrassero la bellezza della nazione utilizzando l'hashtag #seeaustralia; o ancora la ben più piccola Islanda, che con la campagna Iceland wants to be your friend, ha spinto tantissimi turisti a produrre una quantità notevole di video, diventati a loro volta un elemento di promozione del territorio.

La geolocalizzazione dei contenuti rappresenta in questo scenario un valore aggiunto di notevole portata, dal momento che favorisce la creazione di vere e proprie “guide di viaggio multimediali”, utili ad ottenere numerose informazioni su un determinato luogo.

Ma il punto forte di degli UGC applicati al travel risiede probabilmente nello spostamento del focus legato al marketing, che passa dalle aziende alle persone

Da sempre, l’esperienza di chi ci è già stato ha rappresentato una forza trainante nel turismo, dal potere comunicativo sicuramente maggiore di un messaggio calato dall’alto da un’azienda. Il concetto di esperienza entra qui in scena con un ruolo da attore protagonista, ed il motivo è semplice: ci fidiamo di più dei contenuti prodotti da persone. In fondo, come predetto con diversi anni di anticipo nel Cluetrain Manifesto aveva abbondantemente previsto nel decennio precedente, alla fine degli anni ’90: Quando abbiamo delle domande, ci cerchiamo l’un l’altro per le risposte.

Fabrizio Cupolino
Fabrizio Cupolino
Ehilà, benvenuto sul mio Blog! Sono Fabrizio Cupolino e mi occupo ormai da diversi anni di marketing e comunicazione d’impresa, con particolare attenzione al mondo digital. Vivo ogni nuovo progetto come se fosse sempre un "primo appuntamento".