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Dove ti porta il pilota automatico?

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Sali in auto, accendi il motore, ingrani la prima, “gioco” di freno/frizione/acceleratore e via.

L’atto del guidare è diventato nel tempo un processo consolidato, semplice, per il quale ti senti sicuro e che non richiede, per questo, un’eccessiva concentrazione. Chi lo avrebbe mai detto che certi gesti sarebbero diventati una routine, quando ancora adolescente poggiavi per la prima volta il sedere sul lato guida e non da quello del passeggero.

Guidare fino a casa, inserendo il pilota automatico, perché già conosciamo la strada


Come avviene per la guida, esistono numerose situazioni della vita in cui attiviamo comportamenti automatici

Parliamo di azioni che non richiedono un’eccessiva dose di consapevolezza, perchè abbiamo già introiettato tutto quello che serve per portarle avanti. In pratica, non siamo costretti a pensare a quello che stiamo facendo, perché sappiamo già come farlo.

Ci abbandoniamo alla musica nel percorso in auto che porta fino a casa, ma non riusciamo a cambiare stazione radio quando la macchina procede su una strana nuova e accidentata. Quante volte capita di rimanere imprigionati dentro i comportamenti automatici, che ci spingono a fare quello che già conosciamo bene. Ma sono davvero così pericolosi, questi automatismi?

 

Comportamenti automatici, un prodotto “pronto all’uso"

In realtà rivestono un ruolo anche piuttosto utile, dal momento che garantiscono un risparmio di tempo ed impegno, dandoci la possibilità di aumentare l’efficienza in ciò che facciamo.
Sono il prodotto dell’esperienza, subito spendibili e “pronti all’uso” nella vita di tutti i giorni: l’essere umano tende naturalmente alla conservazione dell’energia e gli automatismi assecondano questo istinto.

Lavorare sulla consapevolezza per sentirsi più vivi

"Per fare un passo in avanti, devi perdere l'equilibrio per un attimo"


 
Automatismi ed evoluzione

I comportamenti automatici nascondono universi che stiamo decidendo di non visitare. Se è vero che nelle situazioni ordinarie possono esserci di aiuto, d’altro canto bloccano i processi evolutivi e di trasformazione.

Sono “anestetizzanti”: quando “si sta” nell’automatismo è più difficile capire cosa andrebbe cambiato nella propria vita, il livello di consapevolezza viene quasi “addormentato” e la creatività è relegata ad un ruolo da comprimario.
Lavorare sul livello qualitativo della propria consapevolezza diventa quindi il lasciapassare per sentirsi più vivi, abbandonando quelle sensazioni insipide che derivano da tutto ciò che è “meccanico”.

Mettere da parte i comportamenti automatici significa agire con maggiore intenzionalità, valorizzando il significato che le esperienze hanno per noi. Riconoscere le emozioni e dargli un nome. Partire dalla consapevolezza e accettare di passare all’azione, anche se questo può disorientarci.

Perché, in fondo, “per fare un passo in avanti, devi perdere l'equilibrio per un attimo”.

Fabrizio Cupolino
Fabrizio Cupolino
Ehilà, benvenuto sul mio Blog! Sono Fabrizio Cupolino e mi occupo ormai da diversi anni di marketing e comunicazione d’impresa, con particolare attenzione al mondo digital. Vivo ogni nuovo progetto come se fosse sempre un "primo appuntamento".